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Perché adoro il doposcuola

È arrivato da noi in terza elementare: collerico, permaloso, ostinato, se contraddetto piangeva o si richiudeva con la testa sul banco, impermeabile ad ogni stimolo fin quando non decideva di riprendere a studiare. Giorno dopo giorno si è sciolto, ha migliorato il carattere dimenticando gli aspetti oppositivi, e ha capito che poteva fidarsi di noi.

In V era in fase scugnizzo, distratto, svogliato, scapestrato: certe delle sue ottime capacità, non ci siamo arrese, incoraggiandolo sempre.

Quest’anno in prima media è attento, veloce, volenteroso, per cui giovedì scherzando ho fatto finta di non conoscerlo, che fosse un ragazzino nuovo.

Lui, serissimo, mi ha risposto: “io ti ho fatto una promessa l’anno scorso!”, e mi ha di nuovo stretto la mano, esattamente come a giugno quando gli avevo chiesto impegno solenne, facendogli notare quanto sapesse rendere e gli venisse addirittura facile con un minimo di applicazione.

Tornando a casa ho pianto di gioia.

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