“terra di nessuno”: il progetto del 2015-16 per gli studenti della Ristori
Per il quinto anno saremo presenti alla Ristori con un laboratorio di formazione per una coscienza civile, della durata di 2 ore settimanali per ogni classe da ottobre ad aprile, da svolgere sia in orario scolastico che extra cruciale.
Il progetto riguarderà le classi 1E (docente Rosaria Ciardiello), 2D (Donatella Molfino) e 3D (Magda Costanza).
Il progetto
Come è possibile elaborare le regole di una convivenza civile, valide per tutti gli appartenenti ad una comunità nazionale? L'educazione alla convivenza civile potrebbe trovare una sua "palestra" ottimale nella stessa scuola, intesa come "laboratorio di educazione alla cittadinanza" e – soprattutto – come una "comunità educante", secondo quanto è stato scritto più volte in passato e di fatto non sufficientemente recepito e valorizzato. Parlare di convivenza civile vuol dire porsi il problema di come le persone che vivono in un determinato stato possano convivere tra di loro senza ledere gli uni i diritti degli altri. Essa si fonda quindi sulle regole che lo stato si dà, le leggi, le istituzioni, ecc…, ma non può prescindere dalla storia e dalla cultura di quello stato. Rispettare se stessi e la propria persona, volere bene a se stessi sia paradossalmente il primo modo per realizzare questa convivenza civile, che altrimenti potrebbe rimanere un concetto astratto. Molto importante è anche la solidarietà da dimostrare nei confronti di chi è meno fortunato di noi. Quindi famiglia, scuola, diventano la palestra quotidiana del nostro vivere associati, e come in ogni palestra gli esercizi non possono essere abbandonati per lungo tempo, pena la mancata realizzazione degli obiettivi preposti. Il progetto prevede una serie di incontri con una base laboratoriale che ha come nucleo centrale la drammatizzazione di un evento in un contesto didattico. Il lavoro è estremamente operativo poiché solo le dinamiche "attive" possono essere portatrici di ulteriori dinamiche per una nascita e uno sviluppo di un testo creativo. Il teatro parte dal corpo e dall'incontro che esso ha con una serie di elementi (voce, movimento, azione tempo ecc.). Lo sviluppo delle capacità armoniche di un corpo ha bisogno di una avvicendamento nella fase creativa per cui quando si racconta una storia si parte sempre per un viaggio, un viaggio alla scoperta e all'esplorazione delle emozioni. Il mondo del bambino ha bisogno di uno spazio dove l'esperienza deve essere vissuta in maniera totale.
La metodologia
La tipologia del lavoro è di destrutturazione di un modo di pensare il teatro nella scuola per creare o ribadire una metodologia attiva della drammatizzazione resa in un contesto intracurriculare poiché solo attraverso questa trasversalità si ottengono risultato adatti per una reale ricaduta didattica.
Gli incontri saranno quindi articolati dall’applicazione dall’espressione analogica nel campo visivo, cioè della visione.
E’ il percorso, immaginario ma non troppo, del “recupero emotivo”, riferito alla riscoperta di spazi ideali frettolosamente messi da parte dalle abitudini consumistiche.
Da questo presupposto tematico il laboratorio si sviluppa in dinamiche che allargano il concetto di recupero, riconducendolo ad una spontanea creatività.
La strategia
IL GIOCO E IL MOVIMENTO
La base propedeutica del fare è in continuo riferirsi al vedere; se non c'è un vedere adeguato non ci potrò essere possibilità di un fare. Il corpo è il nucleo centrale da dove si dipana una metodologia del fare. Occorre effettuare una lettura del corpo in un a contestualizzazione continua: il corpo come nucleo dell'agire
- percettivo, visivo, emozionale, simbolico, pratico
Il visivo poggia sul vissuto dell'adolescente: un vissuto che va esplorato ed analizzato ed osservato per far si che la conoscenza non sia empirica ma razionale: l'adolescente ricorda e si muove secondo un agire che è suo: il suo agire è unico. Quindi il corpo visivo come fase di approccio con il mondo adolescenziale con organizzazioni di piccoli drammi (storie di gesti), drammi dove il corpo ha bisogno di una socializzazione con sé stesso, ha bisogno di ricreare e ricercare il suo spazio d'azione, uno spazio per esprimere la sua coscienza civile. E’ chiaro che, perché tutto ciò avvenga, è necessario porre come elementi centrali della relazione educativa l’ascolto, il dialogo, la ricerca comune e l’utilizzo di metodologie attive e di tecniche d’animazione in grado di sviluppare le capacità critiche di porsi delle domande, di imparare a mettersi nei panni altrui, di attivare delle reti di discussione, di uscire dagli schemi, di essere creativi e divergenti”. E il linguaggio teatrale diventa molto utile per dar corpo e vita ai progetti e per tradurre idee in concreti percorsi di avvicinamento e conoscenza delle culture dell’umanità.
L’analisi di tali linguaggi dovrebbe ruotare attorno ai seguenti nuclei"‘chiave:
- didattica dei decentramento dei punti di vista
- pedagogia della decostruzione
- convivialità delle differenze
- antropologia della reciprocità
OBIETTIVI
- Accrescere il livello di coscienza-conoscenza tra i partecipanti
- Stimolare la creatività.
- Favorire l'autorealizzazione e l'affermazione di se.
- Migliorare le capacità espressive
- Accrescere e affrontare/migliorare il concetto di multiculturalità.
- Sviluppare una conoscenza sull'estetica della bellezza.