Un’esperienza che lascia un segno
È difficile trovare le parole per convincere dei ragazzi che si svegliano alle 7 tutti i giorni per andare a scuola a prendere parte a un'attività così impegnativa e che richiede fatica e pazienza. Anch'io le prime volte sono andato su invito di mia madre e quando tornavo a casa ero stanco e l'idea di non aver studiato mi spaventava.
Quando però dopo la quarta o quinta volta vidi i bambini che mi correvano incontro per salutarmi pensavo a come quello sforzo, che se paragonato alla quantità di tempo che buttiamo davanti al computer o in mezzo alla strada era davvero minimo, fatto una volta a settimana, avesse lasciato una traccia così profonda in bambini che a stento conoscevo. Loro sanno che quello che fate lo fate per aiutarli e nessuno vi obbliga a farlo e, pur rimanendo piuttosto vivaci, se presi con le buone imparano presto a rispettarvi e a collaborare e poi in fondo non è una tragedia se non finiscono i compiti, perché un altro aspetto forse anche più importante consiste nel mostrare loro che se vogliono possono aspirare a un futuro migliore di quello che tocca loro e al quale sembrano essere destinati, e che come voi ben sapete non è di quelli che vorreste augurare a un vostro amico. Loro hanno tanto da dare a voi quanto voi a loro e non parlo di formule matematiche o poesie ma di come, pur appartenendo alla stessa città e vivendo così vicini, ci siano così tante differenze, di come può essere difficile la vita per alcuni ragazzi, di come noi diamo per scontate tante cose che a loro sembrano così lontane. Anche se non andrete a lavorare per Emergency o medici senza frontiere vi assicuro che quest'esperienza lascerà un segno dentro di voi o almeno vi aiuterà ad avere una diversa visione di questa città ma soprattutto a uscire e a confrontarvi con realtà molto diverse dalla vostra, realtà di cui forse molti di voi hanno sentito parlare ma con le quali non si sono ancora mai confrontati.
Francesco